martedì 12 febbraio 2013

La profezia di Malachia e le dimissioni di Benedetto XVI

C'è già qualche articolo in giro, sulla questione: Benedetto XVI sarà il penultimo Papa (c'è chi dice l'ultimo) prima della fine del Mondo?
Tutto ruota intorno a una ben precisa lettura profetica del futuro: la Profezia di Malachia, appunto.

Ma, chi era Malachia? 

Santo Malachia, è stato un arcivescovo cattolico, abate irlandese, titolare dell'arcidiocesi di Armagh, che ha vissuto tra il 1094 ed il 1148.

Che cosa ha profetizzato e su cosa si fonda questa lettura?
Siccome questo blog non è "Mistero" (mi riferisco al programma televisivo), va fatta una fondamentale premessa prima di partire con il racconto: quelli esposti sono argomenti parascientifici, fondati su qualcosa scritto e trasmesso (con tutto ciò che ne consegue, di negativo intendo), intorno al 1140, a sua volta fondato su una profezia avuta da un uomo (poi santificato) durante una visione. Premessa necessaria, è anche dire che autorevoli storici e storiografi, Fumagalli per dirne uno, hanno bollato la cosa come apocrifa e/o opera di falsari. In particolare sembra che sia frutto di un complotto per far eleggere il cardinale orvietano Gregorio Simoncelli, al posto di  Gregorio XIV nel 1590: potrebbe addirittura essere stata composta durante quel Conclave.

Premessa fatta, anima (pseudoscientifica) salva, adesso però, passiamo alla ciccia. Come per le note di gossip, non è poi troppo importante sapere se è vero o no, quanto sapere intanto di che si tratta - siamo esseri umani, ci nutriamo (anche) di fantasia.

La storia è abbastanza complessa e per certi versi poco chiara: proverò, con modestia, e sulla base di quel che sapevo e di quel che ho trovato in giro senza strapparmi i capelli nella ricerca, di spiegarla (ammesso che vi interessi).

La Profezia di Malachia è una lista di 112 frasi, dette "motti" (in latino), che descrivono tutti i Papi a partire da Celestino II (eletto nel 1143) fino ad un ultimo Papa, descritto come Petrus Romanus, il cui pontificato coinciderà con la fine del mondo, la fine della Chiesa, la distruzione della Città di Roma. (Nota: quel Celestino, non è quello che oggi sta tornando alla ribalta della cronaca per il caso delle dimissioni di Ratzinger, quello era Celestino V eletto nel 1294).

Secondo la tradizione comune, trasmessa al mondo dal benedettino Arnold de Wyon nel 1595, San Malachia, durante un viaggio a Roma (per andare da Papa Innoncenzo II), avrebbe avuto una visione: era il 1139.

Da questa visione, ottenne indicazioni su tutti i futuri Papi, tramite messaggi criptici (i motti, appunto), che poi raccolse in uno scritto: Prophetia de Summis Pontificibus. Lo scritto fu consegnato al Papa, che anziché renderlo pubblico, decise di nasconderlo. Fu riscoperto circa quattro secoli dopo, lasso di tempo in cui nessuno fece parola della profezia: circostanza che rema a favore del falso. A tal proposito, va anche detto che la precisione dei motti, cambia molto tra quelli antecedenti al 1590, a quelli successivi, generici e poco esatti (o estremamente criptici) - altra circostanza che rema a favore del falso: sembrerebbe che quelli precedenti alla data di "costruzione della profezia", fossero ben circoscritti sulla base dell'esperienza vissuta, mentre gli altri, siano un po' buttati a indovinare, in modo anche un po' sommario.

Per contestualizzare la questione, val la pena riportare i motti dei Papi di età moderna (in giro in internet, è facile trovare anche tutti gli altri):
- Leone XIII
Il 102º papa ha il motto Lumen de coelo. L'emblema di Gioacchino Pecci era una stella cometa sullo sfondo del cielo.
- Pio X
Il 103º papa ha il motto Ignis ardens. Per la sua bontà e la sua ardente fede, Giuseppe Sarto fu proclamato santo. Si potrebbe anche ricordare con quanto zelo egli combatté il Modernismo.
- Benedetto XV
Il 104º papa ha il motto Religio depopulata. Il pontificato di Giacomo della Chiesa fu funestato dagli avvenimenti della Grande Guerra e dai numerosi lutti che ne conseguirono. Il motto sembra riferirsi all'enorme numero di cattolici che caddero sul fronte di guerra, ma potrebbe esserci anche un accenno alla terribile epidemia di spagnola, che fece ancora più vittime partendo proprio dalla Spagna, un paese cattolico.
- Pio XI
Il 105º papa ha il motto Fides intrepida. La fede di Achille Ratti, nativo di Desio, lo indusse a lanciare coraggiosi anatemi contro il comunismo e contro il fascismo ed il nazismo rampante (enciclica Mit Brennender Sorge, "Con ardente preoccupazione").
- Papa Pio XII
Il 106º papa della profezia, identificato con papa Pio XII, reca il motto Pastor angelicus. Il cognome di Pio XII è Pacelli che, come amava ricordare lo stesso pontefice, in latino vuol dire "Pace del Cielo" (Pax caeli) e pertanto viene collegato alla profezia. In vita fu soprannominato Pastor Angelicus e gli fu dedicato un cine-documentario, in cui Pio XII recitò nel ruolo di se stesso, con questo titolo.
- Papa Giovanni XXIII
Il 107º papa, identificato con papa Giovanni XXIII, è indicato come Pastor et nauta (pastore e marinaio). Il pontefice, in quanto tale, è pastore di anime, ma è possibile che nella storia della Chiesa non tutti i papi l'hanno trasmesso. Ecco perché si dice che: "Lo Spirito Santo richiamò la sua Chiesa con una forte Irruzione, per far cambiare rotta con papa Giovanni XXIII". Roncalli fu Patriarca di Venezia, antica potenza marittima, ed ancora oggi porto di mare. Inoltre era di umili origini.
- Papa Paolo VI
Il 108º papa, identificato con papa Paolo VI, viene descritto come Flos florum (fiore dei fiori, che tradizionalmente indica il giglio). Lo stemma papale di Paolo VI riporta tre gigli.
- Papa Giovanni Paolo I
Il 109º papa, identificato con papa Giovanni Paolo I, è indicato come De medietate Lunae o De media aetate Lunae, cioè "il periodo medio di una luna", di circa un mese.
Inoltre, come riscontrabile sul calendario lunare del 1978, Albino Luciani salì al soglio pontificio, e morì, in giorni di luna media. Il papato di Giovanni Paolo I durò circa un mese, a causa dell'improvvisa e discussa morte.
- Papa Giovanni Paolo II
Il 110º papa, identificato con papa Giovanni Paolo II, reca il motto De labore Solis. In latino "labor", letteralmente "fatica, lavoro", significa anche "eclissi", pertanto il significato della locuzione potrebbe essere "Dell'eclissi di sole". Consultando il registro delle eclissi solari della Nasa[5] risulta che Giovanni Paolo, nato il 18 maggio 1920, nacque proprio il giorno di una eclissi solare parziale (non visibile però dal luogo di nascita). Giovanni Paolo II è morto il 2 aprile 2005, giorno in cui non è avvenuta alcuna eclissi. Tuttavia la salma del pontefice è rimasta esposta imbalsamata - secondo il rito del Novendiale - fino all'8 aprile 2005, giorno delle esequie. Tale giorno è avvenuta un'eclissi solare ibrida, anch'essa però non visibile da Roma.[6] Un'interpretazione ancora diversa fa risalire invece questo motto ai numerosissimi viaggi fatti dal pontefice (a guisa del sole stesso) in tutto il mondo. Un'altra teoria ancora più divagante riconduce il motto alle esperienze del Santo Padre Giovanni Paolo II; infatti egli è ricordato come il papa che rivoluzionò le antiche tradizioni della Chiesa di Roma, mostrandosi agli occhi di tutti come il papa di una nuova era e di un risorgimento cattolico mondiale e portando in tutto il mondo la Parola di Cristo. Rinnovò il rapporto fra cristianesimo e giovani, fu il primo papa ad approcciare con le tecnologie informatiche, come il PC ed il sito del Vaticano, e divulgò con nuovi metodi il cristianesimo per tutti. Il sole del motto sopracitato potrebbe anche alludere allo Spirito Santo, infatti secondo alcune persone vicine a Giovanni Paolo II il papa era un mistico che interloquiva direttamente con Cristo Dio, rivelandosi solo ed unicamente a lui sotto le sembianze dello Spirito Santo (ecco spiegati anche i diversi miracoli rivelati a lui e da lui in vita ed in morte); in questo modo era da tramite e intermediario facendo sì che si adempisse il "labor" dell'onnipotente sulla Terra e la Sua Parola. Potrebbe anche esserci un riferimento al Miracolo del sole avvenuto a Fátima e questo papa è stato molto legato a Fátima.
- Papa Benedetto XVI
Il 111º papa, identificato con papa Benedetto XVI, è descritto come De gloria olivae. Il motto De gloria olivae è stato collegato al nome "Benedetto" perché alcuni benedettini sono anche chiamati "monaci olivetani". Da notare che nell'araldo del Papa è raffigurata un persona di colore sul lato destro (sinistro rispetto all'osservatore) simbolo della Diocesi di Frisinga di cui fu arcivescovo. Il termine "olivae" è stato collegato al colore di questo viso di moro. Il 26 aprile 2009 Benedetto ha proclamato santo Bernardo Tolomei, fondatore dell'ordine degli Olivetani. (Fonte Wikipedia)
Il richiamo alla profezia, riguarda proprio gli ultimi due motti: in particolare quello del 112° Papa, il Petrus Romanus appunto. A questa, infatti, si abbina la fine della successione e la fine del Mondo. 

A nostro favore (intendo "favore" di esseri viventi e che vogliono continuare ad esserlo, viventi), rema un'analisi scettica dei motti, secondo cui nella profezia non ci sarebbe una consecuzione temporale diretta tra il De Gloria Olivae e il Pastor Romanus: come dire, quello che sarà l'ultimo Papa, coinciderà con la fine della Chiesa e del Mondo, ma non è esplicitamente detto, che sarà quello dopo Benedetto XVI. (Bene, dopo i Maya, sembrano buone le probabilità di salvarsi anche da questa).

Analisi recenti, però, sembrerebbero attribuire il ruolo di Petrus Romanus, non al Papa ma al camerlengo: e qui scatta il party autoerotico di autocongratulazioni di Dan Brown e Nanni Moretti. Immagine tremenda: torno alla profezia. Dicevo il camerlengo, figura di cui torneremo a sentir parlare in questi giorni e di cui riassume bene il senso questo link, ruolo attualmente ricoperto da Tarcisio Pietro Evasio Bertone, nato a Romano Canavese. Petrus Romanus, allora?

A questo punto basterebbe sommare le cose, ma c'è anche dell'altro. 

Si parla anche di un motto perduto nella trascrizione: Caput Nigrum, la cui posizione non si sa bene se debba essere anteriore o posteriore a De Gloria Olivae. La duplice interpretazione è questa: se fosse la prima situazione, anteriore, allora il motto sarebbe da riferire a Benedetto XVI, facendo scivolare De Gloria Olivae al prossimo. Ratzinger, come si vede nello stemma sopra, ha infatti adottato nel suo stemma il Moro di Frisinga (caput ethiopicum). Questo darebbe spazio, ad una profezia a latere, fatta da San Benedetto, secondo la quale la Chiesa sarebbe retta negli ultimi tempi da un benedettino (De Gloria Olivae, appunto). In opposto, se fosse posteriore, sarebbe l'evocazione della figura del Papa-Nero (profezia di Nostradamus), che regnerebbe per gli ultimi tempi prima della fine.

C'è anche un'interpretazione un po' più pragmatica, diciamo così, secondo cui Caput Nigrum, non si riferirebbe al Papa stesso, ma al regno di quel Papa, coevo ad una persona di colore particolarmente importante nel mondo: la personificazione in Obama, ve la lascio immaginare.

Insomma, a parte altre interpretazioni più complicate e cervellotiche, sembrerebbe a quel che dice la profezia che la fine si avvicina: anche se quella fine, o quella persecuzione con cui coinciderebbe il ruolo di un Papa Pietro (sebbene non identificabile direttamente con questo nome), potrebbe essere non sanguinosa. 

Magari una persecuzione socio-culturale, la fine della visione della Chiesa - come Sistema si intende - classica: in effetti, le dimissioni di Ratzinger, potrebbero significare qualcosa del genere. 
  




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