lunedì 21 maggio 2012

Essere prevenuto sul previsore

Mio cugino è un bel quarantenne (la bellezza è genetica, da noi. ndEm - imho, obviusly). È felicemente sposato con una bella donna e ha due bei figlioli. Di mestiere, o dovrei dire di professione (ma visto come siamo messi noi professionisti, è tutto un dire...) fa l'avvocato. Fa l'avvocato da molti anni, anche suo padre (mio zio. ndEm). Loro hanno uno studio nella città dove abitano, a qualche decina di chilometri da me, che funziona abbastanza bene (e quell' "abbastanza" non dipende da loro, ma dalla scaramanzia, che ci vuole sempre, e dalle circostanze economiche generali, che invece sono momentanee. ndEm).
Lavorano, anche senza previsioni. Nel senso che a studio non hanno lo schermo di Minority Report, per vedere chi dei loro clienti - o dei cittadini in generale - commetterà un reato, prima che questo accada. La previsione dei reati, almeno in un certo tipo di modo, non è possibile. Sarebbe comoda per gli avvocati, per esempio, perché permetterebbe un colloquio preventivo con la gente, così da accaparrarsi più lavoro. Ma aspettando le innovazioni prospettate da Spielberg, si accontentano di ricevere a studio i presunti colpevoli (o innocenti, sia mai che perdessi il mio vezzo garantista. ndEm), che gli raccontano i fatti già successi. La cosa strana, per qualcuno, è che quando arrivano quei clienti, mio cugino non si alza in piedi da dietro la scrivania, gridando e strepitando su una sua qualche previsione, presunta mesi prima: lui il reato - eventuale - non lo conosceva e nemmeno pretende di poterlo fare, prima del racconto del cliente.
Strano è?! Strano perché c'è uno che mandando affanculo qualsiasi teoria fin qui costruita, da qualsiasi scienziato mondiale, diceva di essere in grado di prevenire i terremoti. Dalle viscere degli animali, dai fondi del caffè o dall'infiammazione delle sue emorroidi, non fa differenza: lui l'evento sismico lo fiutava come un cane da tartufo, il tartufo. Hanno anche messo su un laboratorio di pseudo-stregoneria, e raccontano al mondo quello che succederà sotto la superficie terrestre. Lui mentovava e dichiarava scientificità; il mondo accademico e scientifico tutto, lo manda a cagare, aiutato anche da un certo numero di persone dotate ancora di barlumi di raziocinio. Ma c'è qualcuno che imperterrito dice che vedeva e prevedeva (anche se la stessa Logorio, smentisce sulle previsioni).
Era da un po' che si diceva del terremoto in Emilia, e taaaac. Eccoti il terremoto: l'unico problema, è che lui l'aveva previsto circa un mese fa, mentre il terremoto c'è stato ieri l'altro. E qui viene il punto, che va oltre ogni teorizzazione scientifica (che detto tra noi, potrebbero essere anche non solo frottole. Potrebbero.). Se tu fai circolare una previsione legata ad un evento catastrofico, la ragione e la praticità, ti richiedono di essere preciso. Ma preciso sul serio: nel senso che non può valere per buono un "l'avevo detto io: mi sono sbagliato solo di una ventina di giorni". No. Questo non va bene, cari miei. E non va perché, ammesso che noi Stato e cittadini, dovessimo un giorno decidere di crederci, allora - adesso, preventivamente - ci dovreste spiegare come gestire quei venti giorni. Cioè, mettiamo che tu hai previsto un terremoto il 5 aprile in Emilia. Noi - Stato e cittadini - ti ascoltiamo e evacuiamo Reggio, Modena, Parma e via dicendo. Poi, però, il terremoto non c'è, perché ti sei sbagliato di qualche giorno. "Ci sarà fidatevi" ci dici tu via medium. E noi, fiduciosi, decidiamo di aspettare ancora. Passano giorni e niente. A questo punto, come la risolviamo la faccenda? Nel protocollo post previsioni, è prevista anche l'organizzazione di giochi aperitivo, cacce al tesoro e spettacoli serali, per allietare l'attesa agli sfollati preventivi?
E no, miei cari bendandini (differenziandoli da Bendandiana, l'associazione), se c'è una previsione deve essere precisa, esatta: se no, tutti e dico tutti, possono essere delle brave Cassandre. Anch'io, che di terremoti non è che mi occupi tutti i giorni, posso prevedere che entro i primi di giugno, ci sarà una scossa in Sicilia, magari a largo delle Eolie: tanto quella zona sismica è, e difficilmente tutto resterà fermo. Poi che importa se la scossa è debole, o se arriva a luglio: il mio te l'avevo detto ha effetto retroattivo e sono apposto.
Questo per dire, che il problema più che scientifico (e non che scientifico non lo sia) è proprio pratico. I sistemi di previsione, sono costruiti e centrati sulla prevenzione. Io prevedo che ci sarà uno tsunami, per dire, perché dei dati mi dicono questo e prevedo che l'onda arriverà alla tal ora: prevengo i danni che potrà fare, innescando gli eventuali sistemi di difesa (oops! quelli ce l'hanno solo i Japa) e inizio le operazione di evacuazione. All'ora che avevo previsto, di solito, arriva l'onda, più o meno dannosa (sono troppe le variabili in campo per prevedere il tutto fino in fondo): ma quell'onda arriva, c'è, esiste, in quel momento che io avevo previsto. Non tra un mese, non tra un giorno. La gestione delle emergenze è già complicatissima di per sé: la gente non vuole lasciare i propri beni - è il consumismo, bellezza - nemmeno con una montagna che gli sta cadendo addosso, adesso. Figuriamoci se una previsione fatta con un errore temporale di tali dimensioni, possa essere utilizzabile. E dico utilizzabile, fruibile: che è qualcosa che va al di là dell'attendibile. L'attendibilità scientifica - tutta da dimostrare, per altro, ma che non ho voglia di approfondire - è un'altra questione. Quello di cui parlo, riguarda l'utilità di certi studi. Utilità pratica: se si crea un meccanismo di analisi dei sismi in previsione, devi essere in grado di arrivare ad un risultato certo, quanto meno sul luogo e sul tempo, altrimenti sono chiacchiere e niente di più.
L'unica cosa, a mio avviso, è non dare peso a certe chiacchiere, appunto. Ma il sensazionalismo giornalistico di questo si nutre: noi non siamo mai contenti, non ci basta la disperazione per morti e feriti, le facce sbiancate dalla paura, le case sventrate e i campanili piegati. Noi vogliamo il complotto: a noi ci piace dire, che c'era qualcuno che sapeva, che non è stato ascoltato per chissà quale ragione e che avrebbe potuto rimediare a tutto. A noi italiani piacciono i film ammericani, dove lo scienziato pazzo alla fine ha ragione, salva il mondo e sposa la sculettante quanto razionale capa dell'intelligence. Adesso il filone è un po' cambiato, ci piace più pensare che tutto sia colpa delle Banche e di qualcuno che tira da dietro il Sistema, ma fa poca differenza...a proposito, sarà mica un caso che Monti era a Chicago...ben lontano dai luoghi del sisma?!?...Mistero.

Quanto detto, con tutto il rispetto possibile per le persone che stanno soffrendo. Anzi, per il loro rispetto...

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